Calcitare o non calcitare?

Chi sa cosa vuol dire? Lo spiego brevemente, la calcitazione è un intervento di correzione dell’acidità dei terreni, la si ottiene somministrando carbonato di calcio.

I nostri terreni, per natura geologica, sono privi di carbonati di calcio e di magnesio; questa caratteristica determina un pH fortemente acido o acido con valori variabili dal 4,5 al 5,5.

L’acidità del terreno comporta una serie di problematiche alle piante tra cui la difficoltà ad assorbire molti elementi minerali magari presenti ma non assimilabili dai vegetali. Il tappeto erboso, come le colture orticole e frutticole, esige un intervallo di pH tra il 6,2 ed il 7,5 per poter assorbire correttamente tutti gli elementi nutritivi necessari.

L’apporto di carbonato di calcio anno dopo anno tampona gradualmente l’acidità del terreno (modificare il pH del tappeto erboso in maniera repentina non è un bene!) ed apporta calcio disponibile per l’erba, rendendola più resistente alle malattie ed agli stress climatici.

Correggere il pH del terreno verso un valore più vicino all’ideale permette anche ai micro-organismi utili naturalmente presenti nel terreno del prato, di agire meglio, umificando e mineralizzando più velocemente la sostanza organica: l’accumulo di sostanza organica indecomposta è una delle prime cause delle malattie del tappeto erboso!

Operativamente la calcitazione è un operazione semplicissima, come una concimazione granulare: il carbonato di calcio è un piccolo granulo facile da distribuire sul tappeto erboso con un carrello spargitore oppure a mano tra febbraio e marzo.

 

Carlo Fornara