Endoterapia arborea: focus su Tigli e Ippocastani

Abbiamo descritto la tecnica dell’endoterapia nella news del 15 marzo. Oggi il focus è su due alberi largamente diffusi in città, nelle alberate dei viali, nei parchi pubblici, nei cortili delle scuole e di altri edifici di uso pubblico. Sono essenze scelte e richieste sia in ambito privato che pubblico, nei decenni passati e attualmente, nonostante abbiano  problematiche  fitosanitari specifiche e inevitabili.

Il Tiglio, di qualunque specie o ibrido si tratti, è estremamente suscettibile all’attacco di un afide, Eucallipterus tiliae. Gli insetti si distribuiscono sulla pagina inferiore delle foglie e succhiano la linfa ricca di sostanze zuccherine. Nonostante la quantità di individui succhianti presenti, poiché gli afidi sono in grado di riprodursi ad una velocità stupefacente, gli alberi di Tiglio difficilmente patiscono le punture. Il problema è funzionale: gli afidi eliminano l’eccesso di linfa estratta dalle foglie creando un’infinità di goccioline appiccicose di melata che impiastrano le chiome e tutto quello che sosta sotto. Questo costituisce un disturbo consistente se i Tigli in questione e la cascata di melata sovrastano parcheggi, marciapiedi, panchine, giochi per bambini o altri elementi di arredo urbano che diventano inutilizzabili durante l’attività degli afidi, ovvero da giugno e luglio, quando i giardini pubblici sono più frequentati.

Altro caso è quello degli Ippocastani: scelti e amati per il ricco fogliame e per le spettacolari fioriture, spesso gli Ippocastani nelle aree pubbliche si presentano con le foglie completamente secche. Se si osserva più da vicino si nota che la foglia non ingiallisce in maniera uniforme ma diventa marmorizzata di secco e giallo a causa di microgallerie scavate da un parassita che consuma il tessuto della foglia. È il danno della Cameraria ohridella, un lepidottero minatore che inizia la sua attività trofica in maggio e prosegue, con il succedersi di 4-5 generazioni dell’insetto, fino alla caduta delle foglie in autunno. Oltre al danno estetico immediatamente percepibile, gli alberi perdono la maggior parte del tessuto fotosintetizzante e sono destinati a rimanere poco vigorosi, con chioma rada e scarsa fioritura.

Sia per il problema dell’afide del Tiglio sia per quello della Cameraria dell’Ippocastano l’endoterapia arborea è una soluzione vantaggiosa: nessuna dispersione di principi attivi nell’ambiente, nessun contatto né dell’operatore né dei fruitori degli ambienti pubblici con il prodotto fitosanitario, nessuna necessità di chiudere lo spazio pubblico durante il trattamento né di tempi di rientro. Inoltre l’efficacia di un solo trattamento dura per tutta la stagione, requisito fondamentale per controllare questi due parassiti che agiscono in un’ampia finestra temporale.

Contattateci per dettagli sui costi e sui tempi dei trattamenti endoterapici sugli alberi in città: Tigli e Ippocastani, ma anche Platani, Olmi, Querce, conifere.

Contro il pabbio nel prato: antigerminello durante la pioggia

Finalmente è arrivata la pioggia. Tutte le piante del giardino ne avevano bisogno dopo settimane di caldo e di vento. Nel tappeto erboso la pioggia di fine aprile non è solo utile per dissetare l’erba ma anche per applicare il trattamento antigerminello. I prodotti antigerminello sono diserbanti preventivi, o pre-emergenza, che agiscono sui semi delle infestanti bloccandone la germinazione. Sia in formulazione liquida che in formulazione granulare i principi attivi antigerminello devono raggiungere  i semi presenti sul terreno, perciò si consiglia un’irrigazione abbondante dopo l’applicazione, oppure… la distribuzione in un giorno di pioggia.  L’utilità dell’antigerminello nel mese di aprile è evitare lo sviluppo del pabbio (un esempio di pabbio nella fotografia), cioè di quelle graminacee estive invasive e fortemente competitive che in primavera infestano il tappeto erboso, in estate si allargano velocemente e in autunno lasciano chiazze di erba secca che vanno pulite e riseminate. La durata della copertura del trattamento è di circa 2 mesi, si consiglia quindi un’applicazione ad aprile e una giugno. Quest’anno, a causa delle alte temperature che si sono verificate a inizio aprile, il trattamento era da anticipare nella prima decade del mese. Ma per chi non l’ha fatto niente paura: il ritorno del freddo ha “congelato” la situazione e siamo ancora in tempo ad intervenire.

In questa stagione 2017 c’è una difficoltà per chi utilizza abitualmente l’antigerminello in formulazione liquida a base di pendimentalin (nome commerciale Activus EC): il prodotto in confezione da un litro non è acquistabile né utilizzabile da chi è sprovvisto di patentino. L’hobbista può tuttora acquistare confezioni di Activus più piccole oppure altri antigerminello in formulazione granulare.

Approfondiremo le limitazione all’acquisto e all’utilizzo dei prodotti fitosanitari venerdì 5 maggio alle 21.00 presso la nostra sede di Golasecca (VA): “Orto, frutteto, vite, tappeto erboso: controllo delle malattie e delle infestanti alla luce della nuova normativa”.

Cosa significa progettare giardini oggi

Il giardino è la proiezione dell’immaginario e delle emozioni di ognuno di noi, del pensiero e delle speranze, ma è anche il laboratorio delle conoscenze, delle tecniche e delle sperimentazioni del suo tempo, proprio perché un giardino non è mai uguale ma si evolve continuamente.

Il nostro compito è dare forma a questo sogno, creare composizioni armoniose e affascinanti, ricercare soluzioni innovative, funzionali e sostenibili nel tempo, dar vita a opere integrate con l’ambiente circostante dove siano coinvolti tutti e cinque i sensi e dove ritrovare il benessere e l’armonia in rapporto con la natura.

Per far questo bisogna essere professionisti appassionati, sensibili e creativi tanto quanto tecnici, scientifici e rigorosi, saper pianificare e progettare paesaggi nello spazio e nel tempo identificando, e rendendo compatibili, le caratteristiche naturali, i valori storico-culturali e i requisiti tecnico-economici con le esigenze umane e quelle dell’ambiente.

Il nostro lavoro è la sintesi di un insieme di conoscenze che va dall’agronomia e dalla botanica alla storia del paesaggio e delle arti, dall’ecologia e dalle relazioni uomo-ambiente alle esigenze architettoniche e ingegneristiche del paesaggio, dall’analisi e dalle indagini sull’ambiente alla capacità di comunicare e rappresentare un’idea, dall’estetica e dalla conoscenza dei materiali naturali e artificiali alla funzionalità del progetto e al rispetto delle normative e delle procedure.

Dal punto di vista operativo il servizio di progettazione offerto dallo Studio Tovaglieri è un percorso composto da vari step, dallo studio della fattibilità dell’idea iniziale, all’esecuzione effettiva del lavoro, alla consegna al committente con le indicazioni di manutenzione per la conservazione nel tempo di quello che è stato creato. Approfondiremo le fasi della progettazione nelle prossime news, continuate a seguirci!

Stagione 2017 in anticipo di 15 giorni con rischio di gelate tardive

Quest’anno la stagione è in anticipo rispetto alle medie annuali, è un fatto facilmente intuibile anche senza conoscere le statistiche grazie alle giornate belle e calde che si sono susseguite. La risposta delle piante alle alte temperature prolungate è stato un anticipo di circa 15 giorni nell’apertura delle gemme, nella comparsa delle foglie e nelle fioriture, in confronto all’epoca mediamente prevista. E se i cicli vegetativi corrono, corrono anche le problematiche! In tutti i settori del verde.

Nei giardini sono comparsi i parassiti defogliatori perché le foglie da attaccare ci sono ormai da giorni. Prima fra tutti i parassiti la famigerata piralide del bosso, Glyphodes perspectalis: non  solo è comparsa, in alcuni casi abbiamo osservato la veloce maturazione fino al quinto stadio larvale delle piralidi che hanno svernato.

Sulle siepi di lauroceraso e sulle rose è presente il mal bianco, favorito anche dalla mancanza di pioggia. Nei prati ben esposti al sole il pabbio è spuntato e si sviluppa con velocità, situazione spesso osservata verso la fine di aprile. Per chi non ha ancora fatto il primo trattamento antigerminello consigliamo di intervenire subito, anche durante la pioggia.

E per i viticoltori quest’anno il programma dei trattamenti fitoiatrici del vigneto è anticipato di almeno due settimane rispetto allo scorso anno: la gemme della vite si sono aperte e la crescita dei germogli è rapida, è necessario prevedere trattamenti settimanali contro peronospora e mal bianco già da subito.

Il problema non sono solo i parassiti e le malattie: quando la stagione anticipa è elevata la probabilità di successivi abbassamenti di temperatura con conseguenti gelate o colpi di freddo su fioriture e vegetazione in stadio avanzato. In questo caso è possibile intervenire con trattamenti antistress e biostimolanti per recuperare i danni e favorire la ripresa delle piante.

Contattateci per consigli più dettagliati sui trattamenti, e seguite la pagina facebook del nostro partner Giardivendolo per quanto riguarda la parte pratica della scelta dei prodotti e delle modalità di applicazione.

 

Serena Tentorio

Concimare il prato all’inizio della primavera

Quando si comincia la manutenzione annuale del prato? I tappeti erbosi nelle regioni del Nord Italia sono principalmente composti da essenze graminacee microterme, tipi di erba cioè che vanno in riposo vegetativo sotto i 7°C e sopra i 30°C. Perciò finito il gelo e con le prime giornate tiepide di fine inverno-inizio primavera l’erba si sveglia ed è…affamata.

Le prime due concimazioni dell’anno sono fondamentali e si somministrano concimi ad alto titolo di azoto. Come si sceglie il concime giusto? I concimi specifici per tappeto erboso sono concimi minerali che apportano azoto a lenta cessione, fosforo, potassio e talvolta anche altri elementi nutritivi. Il “titolo” del concime indica il rapporto tra i tre principali elementi (azoto.fosforo.potassio – N.P.K). Esempi di titoli di concimi ad alto tenore di azoto sono: 20.5.8, 25.0.10, 26.5.11.

La prima concimazione del prato dell’anno si effettua nel mese di marzo, già all’inizio del mese se il clima lo permette come quest’anno. La seconda concimazione è consigliata dopo circa 45-50 giorni. Il tappeto erboso cambia aspetto: rinverdisce, infittisce, chiude i piccoli “buchi”, soffoca le prime piccole infestanti a foglia larga. Una concimazione mirata, accompagnata da tagli regolari già da marzo-aprile, è la prima e più efficacie strategia di controllo delle infestanti (quasi come un diserbo) perché se il prato è ben stabilizzato e compatto non troveranno posto per svilupparsi né le erbacce a foglia larga né lo sgradito pabbio.

Sperimentate e vedrete i risultati!

 

Carlo Fornara

Utilizzo dei Prodotti Fitosanitari nelle aree pubbliche urbane

Le novità introdotte dalla nuova normativa sull’uso dei prodotti fitosanitari (Piano di Azione Nazionale del 22 gennaio 2014) stanno portando ad una rivoluzione nel mondo dei trattamenti fitoiatrici alle piante, non solo nel settore agricolo ma anche nella gestione delle aree verdi urbane. Le misure riportate al paragrafo A.5.6. del PAN sono dedicate alle aree normalmente frequentate dalla popolazione, tra cui parchi e giardini pubblici, campi sportivi, cimiteri, superfici in prossimità di strutture scolastiche e strutture sanitarie, zone di interesse storico-artistico. La filosofia è “ridurre l’uso dei prodotti fitosanitari o dei rischi connessi al loro utilizzo nelle aree frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili ricorrendo a mezzi alternativi (meccanici, fisici, biologici), riducendo le dosi di impiego e utilizzando tecniche e attrezzature che permettano di ridurre al minimo la dispersione nell’ambiente”. In particolare la normativa è categorica sull’uso di prodotti diserbanti (A.5.6.1.): sono vietati e da sostituire con metodi alternativi nelle zone frequentate dalla popolazione. E in ambiente urbano rimanda la questione alle “autorità locali competenti” che definiranno le aree sensibili in cui il chimico è assolutamente vietato oppure ammesso in un contesto di lotta integrata.

Il nocciolo della questione è che in ambiente pubblico diventa necessaria una figura competente che possa prescrivere dove, quando e quali trattamenti con prodotti fitosanitari possono essere effettuati, tenendo in considerazione il nuovo regolamento, il rischio effettivo di un prodotto fitosanitario specifico, le caratteristiche del sito da trattare e… la volontà del sindaco. Il quadro è notevolmente complesso! Questa figura che deve destreggiarsi agilmente sia nella burocrazia che nelle tecniche agronomiche è il Consulente Fitosanitario, abilitato ai sensi della Direttiva 128/2009 a livello europeo, recepita poi a livello nazionale e regionale (Piano di Azione Regionale, della Lombardia, del  Piemonte, ecc.).

Il Dott. Andrea Tovaglieri, titolare dello Studio Tovaglieri, ha conseguito l’abilitazione a Consulente Fitosanitario e lo Studio si occupa di redigere per le amministrazioni pubbliche ricette personalizzate per la gestione e la cura del verde urbano nel rispetto della sicurezza dei cittadini e dell’ambiente.

Quando una proprietà diventa un bosco

Non è una battuta per descrivere un giardino poco curato o troppo fitto di piante… può accadere che un terreno abbandonato diventi un bosco a tutti gli effetti se in esso si insediano specie arboree e arbustive tipiche del bosco. E, in genere, questa è una cosa da evitare (a meno che non sia voluta) in quanto comporta non poche complicazioni per il proprietario. Le proprietà a rischio sono i terreni agricoli che non vengono più coltivati oppure i terreni edificabili ed edificati non utilizzati: diventano così terreni fertili in cui, se non vengono effettuate operazioni di manutenzione ordinaria, possono germinare e svilupparsi spontaneamente Robinie, Ailanti, Prunus serotina, Sambuchi, Biancospini…e altre essenze forestali pionieristiche caratterizzate da grande adattabilità ai diversi ambienti pedoclimatici, velocità di crescita e velocità di diffusione. In alcuni casi basta che una proprietà di 2000 m2 sia coperta per il 20% da specie forestali di almeno 5 anni per poter essere classificata come bosco secondo le Norme Forestali della Regione Lombardia.

Cosa comporta la classificazione a bosco? I boschi sono vincolati dal punto di vista paesaggistico (art. 142, comma 1, del d.lgs. n. 42 del 2004) e regolamentati precisamente dal punto di vista delle utilizzazioni: ad esempio non è possibile effettuare tagli senza autorizzazione, non sono consentite la rimozione dei ceppi, la movimentazione di terra e altre tipologie di intervento. E soprattutto, riportare il bosco alla condizione di terreno coltivato, edificato o edificabile (come era in origine) è una vera e propria pratica di trasformazione d’uso del bosco, cioè una pratica che deve essere redatta da un professionista abilitato e che prevede compensazioni piuttosto onerose. Insomma tante scartoffie e tante spese.

Lo Studio Tovaglieri si occupa delle pratiche di trasformazione d’uso del bosco e della classificazione dei soprassuoli arborei ed arbustivi individuando la procedura autorizzativa corretta per la realizzazione degli interventi. I boschi sono sink di biodiversità fondamentali nell’ecosistema e portano benefici a tutta la collettività, è importante porre attenzione alla loro qualità ed al loro sviluppo ma anche evitarne l’insediamento in aree inopportune e indesiderate.

Fare l’orto tra tradizione e tecnica

Sempre più persone si avvicinano e si appassionano all’orticoltura: coltivare un pezzettino di terra per produrre verdure e aromatiche non è solo un mestiere da nonni e pensionati. Come mai? Forse piace l’idea di produrre per il proprio consumo qualcosa di veramente genuino, di recuperare una tradizione, di avere un hobby “verde”, che fa lavorare all’aperto quasi tutti i mesi dell’anno, che insegna a rispettare i tempi della natura… Tutto vero, ma attenzione, l’orticoltura non può essere solo poesia. Per iniziare un piccolo orto famigliare può bastare un pezzettino di terra, qualche nozione di base e tanta buona volontà ma anche l’hobbista più motivato si disaffeziona al lavoro se non ottiene i risultati sperati. L’autoproduzione di alcuni ortaggi può essere un notevole risparmio economico confronto all’acquistarli e questo è un aspetto concreto e allettante per iniziare a preparare un orto. Il nostro consiglio, per chi si approccia alla coltivazione sia famigliare per l’autoconsumo che semiprofessionale, è quello di affrontare razionalmente le prime operazioni di messa a coltura per partire con il piede giusto: analizzare il terreno per valutare se è adatto alla coltivazione degli ortaggi così com’è o se necessita di ammendati e correttivi; pianificare le coltivazioni più adatte alle condizioni pedoclimatiche e gli avvicendamenti colturali; organizzare gli spazi. Produrre secondo natura non significa per forza affidarsi al caso e sperare che qualcosa cresca, soprattutto se il terreno di partenza è acido, povero di nutrienti e privo di sostanza organica. Il mercato mette a disposizione numerosi prodotti che contengono ammendanti naturali, microrganismi utili, sostanze di origine biologica che se applicate alle coltivazioni orticole già nelle prime fasi di sviluppo fanno la differenza, portano alla produzione di ortaggi più sani (evitando l’uso a posteriori di insetticidi e fungicidi!), più nutrienti, più saporiti…e più soddisfacenti.

Poi, una volta impostata la produzione con criteri agronomici validi, c’è anche spazio per sperimentare e per darsi…alla poesia.

Vi aspettiamo per approfondire questo tema venerdì 7 aprile alle 21.00 presso la nostra sede di Golasecca (VA): “Orto: impostare una produzione semiprofessionale”.

Endoterapia arborea: curare gli alberi con un’iniezione

L’idea che sta alla base della tecnica dell’endoterapia arborea è molto semplice: iniettare un principio attivo attraverso il tronco di un albero e sfruttare il movimento naturale dei fluidi nei vasi linfatici per traslocarlo in tutte le parti della pianta. Come fare? Le tecniche e le strumentazioni si sono evolute nel tempo, passando da sistemi a bassa pressione che infondevano lentamente nelle piante alti volumi di prodotto (delle vere e proprie flebo) fino all’impiego di pistole che iniettano piccole quantità di principio attivo ad alta pressione in pochi minuti.

I prodotti registrati per l’endoterapia sono principalmente insetticidi e questa pratica è straordinariamente efficacie contro parassiti celeberrimi degli alberi ornamentali e forestali come la processionaria del pino, la processionaria della quercia, la cameraria dell’ippocastano, gli afidi del tiglio, la psilla dell’albizzia.

I vantaggi dell’endoterapia rispetto ai tradizionali trattamenti alla chioma sono facilmente intuibili: nessuna dispersione di prodotto nell’ambiente; utilizzo di piccole quantità di prodotti fitosanitari; velocità e agilità di applicazione, fondamentale nel caso di lunghe alberate cittadine, alberi difficilmente raggiungibili, piante in aree sensibili; durata della copertura del trattamento fino a due stagioni.

Limiti di applicazione? L’endoterapia è sconsigliata su alberelli di piccolo diametro (inferiore a 10 cm) e su alberi in cui l’apparato vascolare è compromesso da parassiti, malattie o danni meccanici. L’albero deve essere “in succhio”, per garantire la traslocazione della linfa e del prodotto iniettato fino agli apici della pianta, perciò alle nostre latitudini l’endoterapia è consigliata da aprile a settembre, sia per le latifoglie che per i sempreverdi.

Lo Studio Tovaglieri propone un seminario teorico-pratico per i professionisti che vogliono conoscere e approfondire la tecnica dell’endoterapia arborea, in particolare con la strumentazione Quick Jet, venerdì 24 marzo dalle 9.00 alle 12.00 presso la nostra sede di Golasecca (VA).

Quando l’indagine visiva di un albero non basta

Chissà quante volte ci è capitato, durante un’uscita domenicale al parco o percorrendo un viale cittadino di notare un albero cavo. Una domanda sorge spontanea! Questi alberi sono sempre spacciati oppure vi è un modo per conservarli senza che possano diventare pericolosi per le persone e le cose? In casi come questi è indispensabile cercare di capire quale sviluppo abbia la cavità, quanto si estenda ma, soprattutto, monitorare la quantità di legno sano residuo. Come fare?

L’indagine visiva, per quanto approfondita e svolta nel rispetto delle metodologie e degli standard del settore, spesso non basta perché non permette di “entrare dentro la pianta” ma solo di osservarne il guscio più esterno. Ecco che, dove non arriva l’osservazione arriva la tecnologia! Molti sono gli strumenti ad oggi in commercio che consentono di effettuare un maggiore approfondimento dell’albero, fornendo preziose informazioni circa lo stato di integrità del suo legno interno. La tomografia sonica, metodo di indagine non invasivo, sfrutta la velocità di propagazione di un’onda sonora all’interno del mezzo legno grazie all’azione di passaparola esercitato da una catena di sensori tra loro comunicanti ed interagenti. In considerazione del fatto che ogni mezzo possiede parametri di velocità di propagazione del suono propri e che il suono si trasmette in modo diverso nel legno sano e nel legno degradato, impostando la specie di appartenenza dell’albero e la sua forma, sarà possibile ottenere un grafico specifico che fotografi, in ogni sezione indagata, la condizione del legno interno dell’albero. Una risposta precisa si ottiene solo con un livello adeguato di approfondimento! Prima di abbattere un albero, pensa ad una possibilità alternativa, i tecnici dello Studio Tovaglieri sono a tua completa disposizione.

 

Martina Roncalli

 

Due indagini resistografiche a confronto: albero sano a sinistra e albero malato a destra.